Tra le rovine di Velletri

I giorni, i mesi della tragedia causata dalla seconda guerra mondiale furono per Velletri interminabili. Chi ne ebbe la possibilità scappò da parenti, amici o conoscenti verso Roma o posti più tranquilli (lo “sfollamento”), ma molti rimasero, correndo nei rifugi e nelle grotte al suono della sirena, recuperando qualcosa da mangiare dove e come potevano.

Tra i pochi che rimasero, un paio di medici e alcuni preti, c’era Padre Italo Laracca, che riuscì a consegnare alla storia di questa città e forse dell’umanità tutta un documento incredibilmente vivo, un diario di quei giorni con nomi, fatti, preghiere, fughe e, purtroppo, anche molti morti.

Tra le rovine di Velletri - Copertina della prima Edizione

Tra le rovine di Velletri – Copertina della prima Edizione

Ai cittadini di Velletri

Mi sono deciso a dare alle stampe questi – Appunti di guerra – perché spinto da Persone autorevoli. E’ un libro senza pretese; sono ricordi di avvenimenti bellici ‘appuntati’ sotto l’urgere della guerra, tra un bombardamento e l’altro, o alla sera, al lume di una candela, dopo le giornate di intensa peregrinazione per le vigne e le grotte della vasta campagna di Velletri, nell’assistenza agli sfollati, con gli indimenticabili Mons. Moresi e P. Michele…”

Questa è parte dell’introduzione di Padre Italo Laracca alla prima edizione del suo “Tra le rovine di Velletri” dell’11 novembre 1964 e basterebbe, da sola, a dare il senso profondo di un’opera unica nella sua semplicità e, purtroppo, verità. Perché non si tratta di un film, non è finzione il racconto di Padre Curato che in appendice dà i contorni della tragedia vissuta dalla città elencando drammaticamente “Morti civili a causa della guerra”, “Presenti al ricovero Berardi”, “Presenti in città”, “Località abitate”, “Famiglie che ebbero aiuti” o “Militari (di cui mi interessai)”.

Ma la “tragedia di un popolo”, come è stato anche definito il periodo bellico per Velletri, si evidenzia in ogni parola del diario di Padre Curato, ad esempio leggiamo dal paragrafo dedicato al 22 gennaio 1944, il giorno più triste per la città con quattro incursioni aree che distrussero buona parte del centro abitato facendo centinaia di morti civili: “…Ad un tratto e precisamente alle ore 7.35 la sirena urla come belva ferita e getta l’allarme. I fedeli dalla chiesa fuggono nella grotta; vengono tanti altri in previsione di cose gravi. Subito sentiamo un rombare pesante di motori: debbono essere centinaia di aerei, tanto è il fragore.  … Verso le ore 11.0 c’è un po’ di calma. I più coraggiosi approfittano per fare una fugace escursione per Velletri. L’incursione è stata distruttrice … Quanti i morti e quanti i feriti? Impossibile contarli. Si ritorna terrorizzati…

Oppure da martedì 29 febbraio 1944: “Il cielo è nuvoloso. Questa notte non abbiamo dormito per il potente fuoco delle artiglierie. Abbiamo desiderato che la battaglia si concludesse n qualsiasi modo, tanto siamo stanchi. Questa mattina più nulla. Restiamo delusi, le cose sono come prima, e la speranza di una qualsiasi conclusione è svanita … Col P. Cerbara e Otello andiamo dai PP. Cappuccini. Per Velletri squallore e distruzione; alcuni ‘sciacalli’ di sesso femminile, ancora assetati di preda, continuano il triste svaligiamento di case e negozi; ai nostri rimproveri rispondono male.

Due brevi estratti, assolutamente non esaustivi, che possono aprire una piccola finestra su quanto cruda ma allo stesso tempo puntuale è la storia raccontata da Padre Laracca. I dettagli di una tragedia che può solo essere immaginata da chi non l’ha vissuta emergono vividi, generatori di ansia e di apprensione pensando a come possono essere stati vissuti quei momenti dai nostri genitori.

Tanto forte è il racconto che un grande come Gian Maria Volonté, anch’egli residente a Velletri fino alla sua scomparsa, ne ha voluto trarre un’opera teatrale davvero unica, proposta sia nel 1994 che nel 1996. La coreografia di Cathy Marchand, con l’intervento dell’artista veliterno Claudio Marini, e i testi selezionati da Volonté e da Angelica Ippolito hanno dato vita a serate di fortissimo impatto sulla scalinata del Palazzo Comunale. Attori gli stessi veliterni, figli e nipoti di coloro i quali vissero sulla propria pelle e nel loro animo la tragedia bellica.

“Tra le rovine di Velletri” rimane quindi un’opera unica e vera, che dovrebbe essere presente nelle case di ogni veliterno, di origine ma anche di adozione, per capire cosa è stato e cosa non deve più capitare. In questo senso poi il valore del libro di Padre Italo Laracca potrebbe di buon grado essere inserito nei programmi di insegnamento di storia contemporanea delle scuole di ogni ordine e grado, università compresa.

 

L’Associazione, che ha dato alle stampe la sesta e settima edizione del diario, invita tutti i veliterni, anche quelli che magari ora vivono lontanissimi, a tenere in casa una copia di questo libro che è allo stesso tempo testimonianza e anima della città. Chiunque fosse interessato ad avere copia del volume può contattare l’Associazione, non esiste un “prezzo di copertina” ma è ben gradito un contributo di solidarietà.

 

Tra le rovine di Velletri - Copertina sesta e settima Edizione

Tra le rovine di Velletri – Copertina sesta e settima Edizione

Tra le rovine di Velletri - Copertina di una delle prime riedizioni

Tra le rovine di Velletri – Copertina di una delle prime riedizioni   

Tra le rovine di Velletri - Un momento dello spettacolo ideato da G.M. Volonté

Tra le rovine di Velletri – Un momento dello spettacolo ideato da Gian Maria Volonté e realizzato sulla scalinata del Palazzo Comunale